Tutti i biografi concordano che Girolamo Fabrizi giunse a Padova nel 1550 circa, all’età di 17 anni (come sostengono coloro che fissano la data di nascita al 1533) o a un’età inferiore, se si tiene conto che la nascita potrebbe risalire anche al 1537.
Ritratto di Girolamo Fabrizi di Vincenzo Pasqualoni di Orvieto
Non si hanno notizie riguardo agli studi precedenti intrapresi dal Fabrizi né ad Acquapendente né a Padova. Potrebbe essere stato istruito in grammatica e retorica da precettori privati o potrebbe aver studiato presso i Gesuiti che, dal 1542, avevano aperto una scuola propedeutica all’iscrizione universitaria proprio a Padova.
Al suo arrivo è accolto nella nobile famiglia dei Loredan, o come ipotizzano altri, in quella dei Lipomano, ambedue molto facoltose e quindi in grado di sostenere i suoi studi molto onerosi.
Non si conoscono le ragioni per cui Girolamo si trasferì proprio a Padova e le relazioni con le famiglie che lo ospitarono, tranne il fatto che restò molto legato a loro e che alcuni membri di esse vengono citati nel testamento.
Quando Fabrizi giunge a Padova, la città fa parte, dei domini della Serenissima Repubblica di Venezia: infatti con l‘atto di sottomissione avvenuto il 22 novembre 1405 davanti al doge Michele Steno a Venezia e la consegna formale della città e delle fortezze Padova perde la sua autonomia a vantaggio di Venezia i cui domini terrestri si estendono dai territori oltre Gorizia a Bergamo, includendo il Friuli, il Cadore, il Garda, tutta la Bergamasca e il Polesine.
Il tessuto urbano scontò inoltre le conseguenze delle crisi epidemiche iniziate verso la metà del XIV secolo e continuate nei secoli successivi. Venezia non tocca nulla del precedente assetto amministrativo. Vengono confermate le antiche magistrature cittadine, le consuetudini cittadine, il sistema fiscale, ma Padova non cresce e non conosce significative evoluzioni economico-sociali: è un gigante addormentato. Fu costretto a “svegliarsi” quando dopo la Lega di Cambrai riprese la guerra con alterne fortune e rovesciamenti di alleanze finchè la pace di Noyon (1516) porrà fine al conflitto. Riprenderà il 1526 contro Carlo V e la Lega di Cognac. Anche se Padova non è toccata dagli eventi, si trova però gravata da nuove imposte statali utilizzate per rinnovare la cinta muraria padovana (1595).
I punti di forza della città sono il Lanificio, l’Università e l’ Episcopato.
1. Il Lanificio è la maggiore industria cittadina: la materia prima la forniscono le pecore dell’altopiano dei Sette Comuni. La corporazione di lanaioli gode di un proprio statuto che le garantisce privilegi sociali e fiscali e la sua produzione viene smerciata in tutta Italia e nel Levante. A questo si aggiunge su promozione del senato veneziano, la coltivazione della canapa necessaria per la produzione di vele e cordami per l’arsenale
2. Il senato veneto seguiva con attenzione e cura l’Università, sia per l’ambizione e l’orgoglio della Serenissima che si presentava al resto del mondo come una repubblica colta, libera e virtuosa sia perché essa formava la classe dirigente della Repubblica. Impiegando molte energie riuscì a farne un’istituzione di prestigio internazionale superando anche le difficoltà dovute a guerre e pestilenze che si susseguirono frequentemente nei secoli (fino a quelle del 1576 e del 1586 che ridusse la popolazione del 47%). L’Università di Padova fu al vertice della cultura e delle scienze nel mondo almeno fino alla prima metà del XVII secolo nonostante i contrasti con le autorità religiose, in particolare con i Gesuiti, in concorrenza con l’Università per la formazione della classe dirigente, che crearono disagi e dissapori fino all’interdetto papale del 1606-07.
Per la preparazione e le innovazioni dei docenti, soprattutto di medicina, Padova era “regina della scienza”: la loro “forma mentis” era radicata nei principi dell’aristotelismo che esercitò un ruolo determinante nella nascita della scienza moderna e quindi del metodo sperimentale. L’Acquapendente utilizzò e diffuse tra i suoi allievi un radicale empirismo, cioè l’assunzione, come punto di partenza di ogni riflessione, l’osservazione diretta, accurata e ripetuta che Galileo contemporaneamente mette in atto per l’indagine dei fenomeni astronomici e meccanici in genere.
In questo periodo sorge il grande ospedale di San Francesco, viene aperto il Lazzaretto per i colpiti dalla peste, si affermò la Scuola di Santa Maria della Carità e viene fondato il Monte di Pietà.
L’attività dello “Studio” padovano ebbe probabilmente inizio già il 29 settembre 1222 e nel corso degli anni si sviluppò come istituzione di altissimo valore culturale e formativo, accogliendo studiosi e docenti di prima grandezza e studenti di ogni parte d’Europa. L’Università di Padova si caratterizzava per la liberalità dell’insegnamento rispetto a Bologna e le altre che fanno parte dello Stato della Chiesa.
Nonostante nel XVI secolo fosse l’unica Università della Serenissima, le lezioni si svolgono in vari ambienti e talvolta nelle abitazioni dei docenti. Proprio per concentrare gli insegnamenti in un’unica sede, nel 1545 inizia la costruzione del Palazzo del Bo.
Palazzo del Bo di Padova sede dell’Università
- L’Università si articolava in varie componenti:
- Cancelliere d’ufficio era il vescovo
- Gli studenti che si autogovernavano
- Il corpo docente che godeva di vari privilegi
- I collegi dottorali dei giuristi, dei medici e filosofi, dei teologi dei quali facevano parte i titolari di cattedra. Esaminavano i laureandi e conferivano i titoli accademici.
Questa articolazione rimase invariata fino al 1517 quando, dopo la forzata chiusura per otto anni a causa dell guerra, l’ attività dell’università riprese. Il senato veneziano però sostituì il precedente quadrumvirato cittadino che la presiedeva, con una nuova magistratura, i cosidetti “Riformatori dello Studio di Padova” erano tre patrizi veneziani scelti tra i più colti e prestigiosi. Duravano in carica due anni. A loro fu affidata anche l’incombenza del controllo di tutto il sistema educativo presente nello Stato, dell’editoria e della censura libraria. Poichè la sede della magistratura era a Venezia, l’Università assunse il ruolo di organismo statale, perdendo tutti i legami anche indiretti con le istituzioni comunali padovane. Nel 1549 si calcolava che la frequentassero un migliaio e più di studenti, ognuno dei quali vi spendeva all’incirca 100 ducali all’ anno e tra questi oltre seimila studenti Tedeschi : il Bo è pieno di stemmi di docenti e studenti del Nord Europa. L’interdetto Papale del 1606-1607 lasciò qualche strascico anche nello Studio. I “Riformatori” approvarono il 5 ottobre 1612 la nascita del Collegio Veneto che raggruppava i titolari della cattedra, decidendo che si poteva ottenere il dottorato anche senza la previa professione di fede cattolica: un dispetto al Papa e una strizzatina d’occhio ai protestanti del Nord Europa. Tuttavia dopo Galileo, l’Università conosce una progressiva decadenza: se nel 1611 gli “oltremontani” costituiscono ancora il 26% della popolazione universitaria, nel 1681 questa percentuale scende al 5%. Ma siamo ormai lontani dalla storia attiva del nostro Girolamo Fabrizi.
Gli studenti erano divisi in 7 Nationes formate da gruppi omogenei che, in seguito( grazie alla lingua latina) divennero appieno membri della Patavina Universitas. Le Nationes erano cosi divise :
- Oltremontana e Transalpina che raggruppava: Tedeschi(i più numerosi),Austriaci, Svizzeri, Olandesi, Belgi, Scandinavi, Ungheresi, Boemi, Polacchi, Inglesi e Francesi.
- Oltremarina o Cipria
- La Toscana
- Lombarda (con Genovesi e Piemontesi)
- Trevisana (con Istriani, Dalmati,Friulani, e Illirici)
- Romana
- Anconetana
3. Il Vescovato è ormai monopolio del patriziato veneziano, non senza contrasti tra Senato e Santa Sede che ambiscono a collocarvi un proprio candidato. Il potere del Vescovo è molto vasto: da qui nascoo continui contrasti tra le due Istituzioni. Tra l’altro il Vescovato gestiva i Monti di Pietà che garantivano notevoli entrate economiche. L’attività creditizia a Padova come altrove, era in mano agli Ebrei. Non potendo possedere proprietà immobiliari essi si dedicavano alla mercatura e/o all’usura. In città c’erano ben ventidue banchi ebraici. Il Vescovo decise quindi di far propria l’iniziativa di San Bernardino da Feltre creando i Monti di Pietà che prestavano a interessi, ma a un tasso contenuto.
L’11 aprile 1565 il Doge di Venezia ratifica la parte senatoriale di nomina di Girolamo Fabrizi alla cattedra di chirurgia, con l’obbligo di fare anche l’anatomia. Lo stipendio è cento fiorini l’anno.
Il 18 dicembre 1566 egli tiene la prima lezione da professore, dopo che negli anni precedenti aveva tenuto lezioni private.
Stemma Fabrizi nell’Università di Padova
Sei anni dopo avviene la prima rinomina alla cattedra. Successivamente si avranno altre riconferme, fino alla quinta del 1594 quando lo stipendio sarà di 1100 fiorini.