L’eredità più preziosa lasciata dall’Acquapendente è costituita dalle tavole anatomiche realizzate per una grande opera che prende il nome di Theatrum totius animalis fabricae.
Il progetto, iniziato con la pubblicazione di un primo fascicolo nel 1600 e mai completato, si prefiggeva di creare un resoconto esauriente dell’anatomia e della fisiologia di tutti gli animali, uomo compreso, cogliendone analogie e differenze, analizzando ogni singolo organo, descrivendone struttura, azione e funzione (historia, actio e utilitas). Tale tripartizione derivava da un modello precedente, secondo il quale la Historia descriveva quanto osservato durante le dissezioni, l’Actio indicava il modo in cui la parte funzionava e l’Utilitas era il risultato finale della funzione. Le tavole anatomiche appartengono innanzitutto alla Historia. Fabrizi fu tra i primi ad adottare l’illustrazione con finalità prettamente scientifiche ad uso didattico in quanto non sempre si poteva basare l’insegnamento di anatomia e di chirurgia sulla dissezione dei corpi.
Nel realizzare le illustrazioni Fabrizi si distaccò dalla tradizione che fino ad allora aveva sempre prestato più attenzione ai particolari artistici piuttosto che a quelli scientifici: egli abbandonò sfondi rigogliosi forse anche per necessità visto che le sue tavole rappresentavano spesso strutture piccole e particolari che, circondati da disegni sfarzosi, rischiavano di risultare confusi. Per lo stesso motivo decise di realizzare le tavole in duplice copia, metà di queste sono infatti colorate e le altre non colorate. L’impronta scientifica che egli conferì alle sue tavole servì di riferimento per lo stile che adottarono gli anatomisti successivi.
Infatti il Theatro proseguì e riconfermò una tradizione, quella dei libri anatomici illustrati, che continuerà fino ai nostri giorni.
Le Tabulae anatomicae sono giunte per testamento nella Biblioteca San Marco di Venezia sotto forma di otto volumi legati in pergamena, contenenti 167 tavole, insieme a 3 prototipi che presentano all’interno 44 tavole dipinte e 56 incisioni e che ripropongono i soggetti delle circa 300 Pitture: il più cospicuo atlante anatomico rinascimentale giunto sino ai giorni nostri.
Le tavole furono minuziosamente realizzate su carta con colori a olio, sotto direzione del Fabrizi stesso. Ad esse viene accostato il nome del pittore Dario Varotari.
Spesso presentano dei fori che servivano ad appenderle durante le lezioni d’anatomia. Dal 1994 al 1996 sono stati oggetto di un generale intervento di restauro.
Ancora oggi le immagini sono fulcro del metodo di insegnamento dell’anatomia; in merito va ricordato sicuramente Frank Henry Netter, autore dei più importanti atlanti di anatomia umana, usati da migliaia di studenti per lo studio delle scienze.
Il genio di Girolamo Fabrizio si può comprendere confrontando le sue illustrazioni seicentesche con quelle moderne delle opere di Frank Henry Netter: da questo confronto si evince facilmente la grande contemporaneità delle opere di Fabrizio che mantengono ancora oggi una grande attinenza realistica.
A testimonianza del valore dell’Acquapendente come anatomista, c’è un organo linfatico, presente esclusivamente negli uccelli, che porta il suo nome: la Borsa di Fabrizio.
Girolamo Fabrizi la scoprì tra il 1601 e il 1604 e la descrisse nel “De formatione ovi et pulli”, opera postuma pubblicata nel 1621. Il vero ruolo di questo organo che egli pensava fosse legato soprattutto alla riproduzione, fu scoperto solo a metà del 1900. Esso svolge un’importante funzione immunologica paragonabile a quella del midollo osseo nell’uomo.
Come scritto nell’opera citata, Girolamo Fabrizio riteneva che la funzione dell’organo fosse legata alla riproduzione, potendo ricevere gli spermatozoi liberati dal gallo nel corso dell’accoppiamento. Molto probabilmente ciò fu dovuto al fatto che egli esaminò solamente la cloaca delle galline. Grazie però a degli studi condotti nel 1956 negli USA da Bruce Glick e Timothy S. Chang basati sulla borsectomia (rimozione della borsa) in alcuni polli, si evidenziò che quest’ultimi non riuscivano a difendersi da attacchi batterici, a differenza dei polli dotati di borsa. Si riuscì quindi a capire che da questo organo dipendeva la risposta immunitaria.
L’organo infatti ha funzione di formazione e maturazione dei linfociti B (B come Borsa) ed è posto al di sopra della cloaca (condotto dove afferiscono le terminazioni di intestino, apparato genitale ed urinario). Sebbene nei mammiferi non è stato ancora identificato un organo linfatico primario con funzione equivalente, studi odierni paragonano la funzione della Borsa a quella del midollo osseo, dove appunto maturano i linfociti B una volta essersi differenziati dalle cellule staminali. Questo organo si atrofizza autonomamente dopo circa sei mesi di vita del volatile.
Al suo interno, l’organo mostra una superficie plicata contenente un totale di 22 pieghe, 15 primarie e 7 secondarie. Queste pieghe contengono centinaia di follicoli, contenenti a loro volta cellule epiteliali associate ai linfociti, macrofagi e plasmacellule (unità fondamentali del sistema immunitario).
Verso la fine degli anni ’50 avvenne la scoperta della funzione del timo nei mammiferi e, attraverso esperimenti di timectomia, analoghi a quelli di Chang, venne appresa l’importanza del timo nella risposta immunitaria.
Intorno alla metà degli anni ’60 si delineò così la duplice modalità di azione del sistema immunitario: quella umorale, guidata dai linfociti B, che porta alla produzione di anticorpi circolanti e quella cellulo-mediata, guidata dai linfociti T che maturano nel timo, che permette l’attivazione sia dei linfociti T citotossici e anche dei linfociti B.