L’OPERA CHIRURGICA è corredata da una serie di tavole che illustrano gli strumenti utilizzati, molti dei quali progettati dal Fabrizi. Tra gli interventi descritti ve ne sono alcuni significativi per l’evoluzione della pratica chirurgica del tempo.
CANCRO DELLA MAMMELLA
Fabrizio sostiene che il cancro si manifesti soprattutto nelle mammelle delle donne perché “sono più grandi e le loro parti ghiandolose e spugnose ricevono più facilmente il sangue adulto e malincolico dall’utero, attraverso le vene nei muscoli retti del ventre che si uniscono a quelle delle mammelle”.
Ha intuito l’interconnessione metabolica-ormonale tra utero e mammella anche se attribuisce l’insorgenza del tumore ad una causa ematica e non ormonale. Infatti sono le donne “con le purghe”, cioè con il ciclo mestruale attivo, ad ammalarsi più facilmente di tumore e non quelle che allattano perché, come affermava Ippocrate, “chi ha latte nelle mammelle non ha le purghe”.
In effetti oggi alle donne in cura per tumore alla mammella viene bloccato il ciclo mestruale.
Fabrizio suggerisce la preparazione di un impiastro da applicare sulla parte malata, composto da:
- 2 manciate di Solatrohortense
- 2 manciate di Verga aurea
- 2 manciate di Sonco (Soncussp.)
Queste piante, cotte in acqua e tagliate minutamente, vengono quindi mescolate con:
- 1 libbra di farina di miglio (una libbra romana = 327,168 g)
- ½ oncia di olio rosato (un’oncia romana = 27,264 g)
- Vincotto decotto, cioè sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto che viene bollito.
Tale rimedio risultò però efficace solo due volte, forse perché, in quei casi, non si era trattato di cancro, ma di una mastopatia settica.
Tecnica chirurgica
- Con una pinza si esercita una forcipressione anestetizzante sulla mammella
- Con un bisturi affilato si taglia il cancro e con ferri chirurgici incandescenti si effettua l’emostasi dei vasi, legando quelli più grandi con lacci di seta
- per non far sentire il dolore ed evitare un’eccessiva perdita di sangue si incidono i tessuti con un legno o un corno tagliente precedentemente bagnato nell’acqua forte (acido nitrico HNO3)
- Con le dita si rimuove tutta la ghiandola mammaria.
Medicamento post intervento
Fabrizi utilizza purganti, incarnanti (cicatrizzanti) e consolidanti per stimolare la motilità intestinale.
In genere, per le terapie, Girolamo Fabrizio consiglia pozioni drenanti, depurative, lassative, volte a far uscire gli umori corrotti dal corpo e a ristabilire l’equilibrio tra i quattro umori dell’organismo, secondo la teoria umorale di Ippocrate:
I medicamenti del tempo sono prevalentemente di origine vegetale, ma nel corso del XVI secolo, anche in seguito agli studi alchemici di Paracelso, si diffonde anche l’uso di sostanze minerali, come oro, argento, mercurio e zolfo.
Paracelso (1493 – 1541)
LITOTOMIA PER IL MAL DELLA PIETRA
Quest’altro intervento descritto dal Fabrizi riguarda l’asportazione dei calcoli alla vescica: “….quando la grandezza del calcolo supera di gran lunga la larghezza delle vie, la pietra si intertiene …. e ogni giorno cresce, né può cavarsi senza l’operatione chirurgica ch’è non meno crudele, che necessaria…. Se la pietra sarà stata rotta dalla tanaglia in qualche parte, come suole avvenire, e sia rimasta qualche portione arenosa, e scabrosa nella vessiga, con un istrumento chiamato cuchiajo, messo dentro, ella si tira fuori”
IL SETAGNO
“si fa con tre strumenti, con la tenaglia, con l’ago e col cordone… L’ago deve essere bene infuocato; poiché così trapassa prestissimo; e quasi senza dolore; con la tenaglia devesi pigliar la pelle, tirarla a se’ e stringerla alla sofferenza del paziente…. Poiché così istupidita la parte da forarsi, gli infermi non sentano quasi nessun dolore… Il cordone, una cordicella di seta che si lascia nei buchi, … tra gli autori latini si chiama seta… perché già si facesse di setole di cavallo;”
Il laccio o setagno era una tecnica chirurgica per perforare la cute nella zona occipitale del capo e drenare liquidi ritenuti causa di disturbi neurologici, ancora poco noti. Veniva praticata, con qualche modifica, anche su bambini in tenera età:
“Si suol ancora dar il fuoco all’occipite con un ferro infuocato, o principalmente alli bambini e puttini nuovamente nati, quando appare qualche segno d’epilessia, apoplessia, e vertigene e sonno continuo”
CRANIOTOMIA
Era praticata per riportare nel corretto assetto le ossa craniche fratturatesi in seguito a traumi. Dopo aver perforato la scatola cranica con la troclea (1), si poggiava sul cranio il triploide (2) e si inseriva all’interno la leva centrale (3) per riposizionare le ossa fratturate e avvallate.
….. Anche un caso clinico: L’ERESIPELA
L’eresipela è una malattia infettiva contagiosa, causata da uno streptococco beta-emolitico Gram-positivo. Lo streptococco penetra attraverso abrasioni superficiali o ferite chirurgiche. Si manifesta con brivido e febbre; la cute, arrossata, risulta calda, tesa, lucente e gonfia. Vi è adenopatia satellite, con rigonfiamento dei linfonodi più vicini alla zona affetta. Si cura con terapia antibiotica a base di sulfamidici e penicillina.
Così la descrive Fabrizio:
“L’eresipilla nasce da humor bilioso che si genera nel fegato e questo è di due sorti: uno alimentale e altro escrementitio. ….nondimeno l’esperienza prova che le eresipille nascono quasi sempre da sangue tenuissimo, cioè da bile alimentale….., con febre, l’eresipilla duole, ha un colore rosso, ma chiaro.
… ma si conosce l’eresipilla dai suoi segni, che sono il calor grandissimo, il dolore, il colore rosso che tende al giallo.”
TERAPIA MEDICA
Fabrizi consiglia di:
“medicare con refrigeranti … Applicare cose fredde e mangiare cibi freddi. No vino e cose grasse. Stare a riposo. Togliere del sangue e, se necessario, tagliare una vena. Usare un medicamento purgante.
Oppure usare sciroppo di rose solutivo:
3 libre di acqua di fonte di 9 infusioni di rose damaschine seccate al sole,
cambiate ogni 24 ore fino ad arrivare a 9 infusioni
7 libre di zucchero bianco.